Cosa c’entra “‘o Cippo a Furcella” con Piazza Vincenzo Calenda?

S’arricorda ‘o Cippo a Furcella!

Quante volte avete sentito dire questa espressione? E quante l’avete utilizzata voi stessi?

Eppure, molti non ne conoscono l’origine: si fatica anche a pensare che sia tutto connesso a Piazza Vincenzo Calenda.

Ma andiamo per gradi, perché voglio raccontarvi questa storia dall’inizio!

 

Dove Napoli e Neapolis si incontrano

Il cippo, è quel  tronco di colonna o di pilastro che, un tempo, aveva il ruolo di monumento commemorativo/funerario o di segno di confine.

Quando a Napoli si parla di cippo come di un gruppetto di pietre, insomma, lo si fa impropriamente, ma si tratta di una di quelle espressioni ormai entrate nella lingua parlata e che ha acquisito un proprio significato. Esattamente come “‘o cipp’ a Furcella” che tutti noi sappiamo indicare, come metafora, qualcosa di molto molto vecchio – spesso in senso ironico – o antico.

Per spiegarci questo strano modo di dire, però, dobbiamo tornare indietro nel tempo di quasi due millenni e mezzo!

Forcella è, come sappiamo, quella zona del centro storico che si apre tra i quartieri Pendino e San Lorenzo, a ridosso di Via Duomo, e tra Spaccanapoli e il Corso Umberto I: il suo nome così particolare deriva dalla forma del bivio ad ipsilon che ingloba, che ricorda molto le fattezze di una forcella (una forcina), appunto.

Strada antichissima e popolare, ospita il Teatro Trianon, inaugurato nel 1911 dalla famiglia Scarpetta, e l’omonima pizzeria, risalente al 1923, frequentata da nomi illustri della nostra città e del mondo, tra cui anche il mitico Totò. Ed è proprio in questo spaccato che si nota immediatamente un cancello circolare che cinge un gruppetto di pietre – il cippo, appunto -, un tempo parte della cinta muraria di epoca greca dell’antica Neapolis; parliamo, quindi, di un reperto che perde le sue origini nel tempo, risalente probabilmente al III secolo a.C.

Una testimonianza antichissima di quella che, oggi, è a tutti gli effetti una metropoli moderna e che, per questo, fa ancora più male ritrovare vandalizzata, quando capita che il recinto venga preso di mira da incivili senza scrupoli e irrispettosi della nostra storia. Alcuni studiosi – ma molte ipotesi sono al vaglio – pensano che queste pietre facessero parte di una porta difensiva inclusa nella suddetta cinta muraria, la Herculanensis (poi denominata porta Furcilla o Furcillensis proprio dalla forma curiosa del bivio stradale che conduceva ad essa e che ha prestato, poi, il nome all’intero circondario), i cui resti si trovano proprio a Piazza Vincenzo Calenda.

Naturalmente, questo piccolo tesoro archeologico non è sempre stato qui: venne ritrovato durante i lavori del Risanamento, quando la parte bassa di Forcella venne sventrata per consentire l’apertura di Via Pietro Colletta e di una nuova piazza.

Un luogo quasi investito da un’aura mistica, eppure parte del tessuto urbano più vissuto della città, che va assolutamente protetto e preservato.