La villa romana di Lucullo: duemila anni di storia partenopea

Quanti sono duemila anni, ci avete mai pensato?

Molti di noi hanno vissuto il passaggio di testimone tra un millennio ed un altro, ma la nostra vita racchiude soltanto una piccola frazione di tutto quello che è accaduto negli ultimi duecento secoli.

È proprio su questo punto che dovremmo soffermarci quando, a Napoli, “inciampiamo” negli antichissimi resti archeologici che la costellano a tappeto, non ultimi quelli della meravigliosa villa romana di Lucullo, risalente, pensate un po’, al secolo I a.C.

Parliamo di un edificio che si estendeva dall’isolotto di Megaride (“sotto” l’attuale Castel dell’Ovo) fino al Monte Echia sul lato sud e, stando agli ultimi rinvenimenti archeologici, persino fino al circondario del Maschio Angioino a sud-est.

Mi rendo conto di quanto tutto questo possa sembrare incredibile: anche io riesco con estrema difficoltà ad immaginare una villa che si estenda da Piazza Municipio alla collina di Pizzofalcone!

Ma Licinio Lucullo, si sa, non aveva il pallino della sobrietà: d’altro canto, è proprio dalla sua villa, che diventò presto celebre per i suoi banchetti abbondanti, che deriva la locuzione “pasti luculliani” che a Napoli è tanto usata, visto la nostra tradizione gastronomica ricca e genuina!

 

Ma torniamo a noi: chi era quest’uomo così importante da riservarsi un’intera fetta della città tutta per sé?

 

Licinio Lucullo, il console romano legato a Silla

Licinio Lucullo è stato un famosissimo console romano e un uomo politico particolarmente legato al dittatore Silla (durante la guerra Marsica per i diritti sociali, fu l’unico ufficiale romano ad appoggiare la marcia su Roma): proprio per questo, Silla lo volle al suo fianco in moltissime spedizioni e missioni nel corso della storia.

Si ritirò definitivamente dalla scena politica nel 59 a.C. e dedicò gli ultimi anni della sua vita allo studio delle lettere e della filosofia, di cui era stato sempre appassionato: le sue ville non erano solo eleganza e sfarzo, infatti, ma anche cultura; all’interno vi fece allestire (sia sul Tuscolo che a Napoli) delle maestose biblioteche – aperte a tutti – impreziosite da libri rarissimi acquisiti nelle spedizioni militari che lo avevano portato nelle provincie più remote dell’impero.

 

L’immensa villa partenopea

La villa che Lucullo fece costruire a Napoli, come detto, era davvero di proporzioni incredibili: il perno, però, sorgeva sull’isolotto di Megaride, proprio dove oggi si erge l’imponente Castel dell’Ovo.

Era la rappresentazione simbolica della magnificenza imperiale: complesso termale, piscine, moli per l’accesso diretto al mare, giardini in cui si coltivavano piante da frutto provenienti da ogni angolo dell’impero (di cui alcune a connotazione esotica e assolutamente sconosciute a quei tempi), pescherie con vasche per l’allevamento delle murene, era anche il fulcro di un’attività ittica molto apprezzata dalle famiglie aristocratiche dell’epoca, che generò persino una sorta di emulazione, com’è accaduto nell’altrettanto meravigliosa villa imperiale di Pausilypon di Publio Vedio Pollione, sua contemporanea.

Oltre a tutto questo, come anticipato, c’era la splendida biblioteca, cuore pulsante dell’intera struttura, dove concentrare le attività di otium ed intrattenersi con le personalità più illustri del tempo.

 

Archeologia e storia

Ma come facciamo a sapere tante cose su una struttura di cui, oggi, rimane così poco e che ha abitato i nostri territori oltre duemila anni fa?

Semplice: dalla nostra amata archeologia!

Nei sotterranei del Castel dell’Ovo, infatti, sono state ritrovate antichissime testimonianze di questi ambienti e, in particolare, di tramezzi tufacei in opus reticulatum, di qualche vasca e di un ipogeo con colonne romane appartenenti proprio a questa maestosa villa; colonne sulle quali, nel corso della storia, Normanni, Svevi e Aragonesi hanno eretto lo stesso castello che impera attualmente su Megaride.

Ma i misteri non finiscono qui.

Sembra, infatti, che proprio in questo stesso luogo avrebbe vissuto Virgilio, negli anni trascorsi sull’isolotto: una probabilità altissima visto che la famosa leggenda dell’uovo è legata sia al castello che al poeta.

Inoltre, sappiamo di questa pazzesca estensione della villa grazie ad alcuni resti presenti proprio sul monte Echia, nel tratto panoramico di Pizzofalcone: si pensa che “raccogliere” quei territori, per Lucullo, fosse un po’ come accogliere nella sua villa il cuore più antico della città, lo stesso posto dove i Cumani avevano fondato Partenope; si pensa addirittura che siano state inglobate nella struttura alcune edificazioni appartenenti all’antica Palepolis. Fino al Cinquecento, l’eco della residenza imperiale luculliana continuò ad arrivare; tuttavia, come è evidente, oggi queste testimonianze risultano in larga parte abbandonate e soggette ad incuria e degrado.

Ma c’è ancora di più da rivelare: i miei concittadini ricorderanno che, nel corso degli scavi per la stazione di Piazza Municipio della Linea 1, tornarono alla luce dei reperti di epoca imperiale, tra cui nuovi frammenti di questa villa ed altri di un complesso termale del II secolo d.C.; meraviglie che si è pensato di includere proprio nel progetto museale legato alla fermata metropolitana.

 

Una curiosità

Dopo la morte di Lucullo (56 a.C.), la villa è stata al centro di saccheggi, terremoti ed incursioni che la deturparono fino a quando, in età tardo-antica, non cambiò completamente connotati. Valentiniano III, infatti, la trasformò in una rocca: era il Castrum Lucullanum, che divenne dimora dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, quando vi fu imprigionato.

Nel frattempo, all’opposto – sulla collina di Pizzofalcone -, secoli e secoli dopo sarebbe stata costruita la meravigliosa Villa Ebe, con il suo iconico profilo gotico, in cui il suo stesso costruttore e residente, l’architetto ed urbanista Lamont Young, si sarebbe suicidato per motivi ancora oscuri. Ma questa è un’altra storia!