Napoli gotica: Villa Ebe e le rampe di Pizzofalcone

Crescere nel centro storico di una città intensa come Napoli significa assorbirne i ritmi di vita, le usanze, le tradizioni più antiche, ma anche i misteri e le storie maledette.

Me ne sono reso conto subito quando, da Soccavo, la mia famiglia ha deciso di trasferirsi in zona Chiaia: qui tutto ha un sapore diverso ed anche il tempo sembra trascorrere più lentamente, come se volesse lasciarci il modo di carpire i segreti della metropoli antica e moderna.

Ed è proprio per questo background culturale che, oggi, ho deciso di parlarvi di Villa Ebe.

 

Il Castello di Pizzofalcone

Quella che chiamiamo Villa Ebe – e che sorge sulle antiche rampe di Pizzofalcone, lungo il fianco occidentale del Monte Echia -, per molti napoletani è semplicemente il Castello di Pizzofalcone.

Il suo stile vittoriano/neogotico non passa inosservato e, nonostante si tratti, ormai, soltanto di uno di quei meravigliosi luoghi abbandonati di cui sono tanto appassionati i cacciatori di misteri, in realtà ha custodito storie e vicende che sono tutt’altro che leggendarie, anzi: profondamente e disperatamente umane.

L’edificio è stato concepito e progettato da Lamont Young, architetto italiano che ha corredato Napoli di tantissime strutture meravigliose che, ancora oggi, troneggiano lungo il perimetro cittadino (tanto per citarne un’altra, il meraviglioso Castello Aselmeyer che sorge lungo Corso Vittorio Emanuele); ed è proprio nella biografia del suo ideatore che è contenuto un altro grande punto interrogativo: a dispetto di quel che si potrebbe credere, infatti, Young è stato un genio partenopeo ma di origini indiane (la madre era di Calcutta ed il padre uno scozzese trasferitosi nella capitale partenopea proprio dall’India); è riconosciuto tra i più importanti urbanisti del suo tempo ma, come spesso succede, molti dei suoi progetti erano talmente visionari, per l’epoca, che vennero persino scartati; purtroppo, si tolse la vita proprio in questa villa, per motivi mai chiariti.

Tutto questo conferisce un alone enigmatico a Villa Ebe.

Il castello venne costruito nel 1922 e concepito in due scompartimenti: un primo, che era la residenza personale di Young, ed un secondo dove viveva, invece, la famiglia Astarita; di questa seconda sezione, però, ci è pervenuto ben poco poiché venne distrutta da un bombardamento angloamericano durante la Seconda Guerra Mondiale.

Da dove deriva il suo nome così particolare?
Ebe Cortazzi era la moglie di Young, e continuò a vivere in questa dimora fino al 1970; vi renderete conto, quindi, di quanto i tempi comincino ad “accorciarsi” e ad avvicinarsi ai nostri!

 

Storia moderna

Alla morte di Ebe, la villa passò dagli eredi sotto la custodia del Comune di Napoli: l’idea era di trasformarla in un vero e proprio museo, simbolo di quello stile Liberty che contraddistingue Napoli da sempre, ma questo progetto ambizioso, purtroppo, non è stato mai realizzato.

Il Castello di Pizzofalcone è rimasto abbandonato, diventando addirittura sede di qualche senzatetto, preservato soltanto dalla buona volontà dell’artista Pasquale Della Monaco che si impegnò a diventarne custode non ufficiale, riuscendo ad ottenere perlomeno l’autorizzazione per alcune attività di stampo artistico e ad imporre un vincolo culturale nel momento in cui, alla fine dello scorso millennio, qualcuno addirittura cominciò a parlare della possibilità di un abbattimento a favore di un parcheggio. Praticamente un sacrilegio!

Siamo arrivati, così, al 2000.

Quell’anno, un tremendo incendio doloso, abbatutosi come nuova una maledizione su quei locali, cancellò per sempre la meravigliosa scala elicoidale in legno che compariva nella villa, che rimase, però, ancora fieramente in piedi, con la torre quadrata e le finestre ad arco che si lasciano ancora oggi ammirare. Una vera combattente.

Anzi, c’è un’altra leggenda che riguarda quei contrafforti ottagonali in pietra vesuviana: c’è chi giurerebbe di aver visto aggirarsi, a ridosso della terrazza, un’ombra sinistra durante le sere d’inverno; sarebbe l’anima errante di Lamont Young, forse suicidatosi proprio perché Napoli non seppe riconoscere in tempo il suo genio.

 

Potrei parlare ancora per ore di questo piccolo angolo di città che incanta ogni giorno napoletani e turisti: voi conoscevate la storia di Villa Ebe?